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Irakli Rusadze direttore creativo di Situationist

Collezioni Donna n.174

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MADE IN GEORGIA

A tu per tu con Irakli Rusadze, direttore creativo del brand Situationist

 

Appuntamento per mercoledì sera. Si finisce in bellezza la giornata con la sfilata di Situatuionist, che promette uno show all’altezza delle aspettative, nella suggestiva cornice del Museo della Scienza e della Tecnologia, battezzato come palcoscenico di numerose sfilate. Nato nel 2015 dalla creatività del venticinquenne Irakli Rusadze, il marchio è stato scelto come special guest di White Milano che, con il supporto di Camera Nazionale della Moda Italiana, ha deciso di far sfilare per la prima volta il brand georgiano durante la Milano Fashion Week. Un riconoscimento che conferma come il focus che da qualche tempo si concentra sull’Est Europa, grazie ad alcuni talentuosi designer che hanno catalizzato l’attenzione internazionale, si traduca nella propensione per un’estetica underground, intensa e intrigante, che strizza l’occhio ai Nineties rileggendoli attraverso silhouette sofisticate e femminili. Un autentico Made in Georgia, tutto viene realizzato in loco e Irakli segue l’intero processo produttivo, dal disegno al taglio, passando per l’intera progettazion di ogni capo. La collezione dedicata al prossimo inverno è improntata su linee potenti dai volumi over, completi manlike, cappotti lunghi con revers doppi e ricchi di particolari, diversi modelli di tute declinate in pelle, neoprene e lana effetto pelliccia, che definiscono grande attenzione alla ricerca dei materiali. Focus sulle spalle, segnate e ben strutturate, testimonianza di un iter creativo che parte da definizioni classiche per approdare a un’inclinazione innovativa e personale, per un look dall’animo sovversivo e anticonformista, come conferma il nome scelto per il brand, che prende spunto dalla corrente espressiva Situazionista per assumere un significato personale nel lavoro del designer, che lega i suoi capi a specifiche situazioni e direzioni, in un rapporto simbiotico con il contesto in cui sono inseriti.
Le tue creazioni suggeriscono un dialogo col presente. Come traduci il presente nelle tue collezioni e come intendi la contemporaneità?
Tutto ciò che nasce sul mio tavolo di lavoro riflette la realtà in cui vivo. Non si tratta di una realtà effettiva, ma di un puzzle di tutto ciò che ho visto e pensato nella mia vita, e anche se ogni pezzo che creo ora diventa pubblico, rimane per me qualcosa di molto intimo.
Cosa ti influenza? Qual è l’ispirazione della tua ultima collezione?
I pazzi anni Novanta, le donne georgiane e la loro capacità di essere felici in un mondo che non ha nulla da dare, se non disperazione senza fine. La forza interiore. La bellezza delle imperfezioni.
La Georgia negli ultimi anni ha partorito una nuova generazione di interessanti designer, focalizzando l’attenzione internazionale. Per quale ragione il Made in Georgia sta catturando interesse e consensi così importanti?
Il merito va a due designer tanto capaci da posizionare la Georgia sulla mappa della moda mondiale: David Koma e Demna Gvasalia. Grazie a questa nuova attenzione per la Georgia, altri stilisti autoctoni hanno acquisito visibilità, come me. Ma non sarebbe stato possibile se non fosse per il FW Tbilisi, guidato da Sofia Tchkonia, l’unica opportunità che abbiamo per mostrare le nostre creazioni al mondo.
Il tuo brand è stato scelto come special guest di White Milano e la tua collezione è apparsa in passerella per la prima volta con la collaborazione di Camera della Moda. Cosa significa per te essere stato inserito nel calendario ufficiale della Milano Fashion Week?
Ero così entusiasta. Non riuscivo a credere che stesse realmente accadendo. Essere lì, nel cuore del circuito moda non come spettatore, ma come parte di questo processo, è stato molto emozionante. Devo ammettere che è stato un piacere lavorare con White Milano. Si tratta di un livello di professionalità che non avevo mai conosciuto prima. Tutto è stato curato al meglio. Ogni dettaglio, ogni desiderio che avevo per la sfilata. Spero che sia l’inizio di una partnership a lungo termine.
Si parla di ‘nuovo minimalismo’. Cosa pensi di questa evoluzione e quanto fa parte del tuo approccio al lavoro? Ti definiresti un purista?
Sono tutt’altro che un purista. Il mondo perderebbe tutta la sua attrazione per me, se non fosse per la mescolanza. Ogni sviluppo è un cambiamento, ogni movimento rappresenta un’evoluzione. Sono per la riconsiderazione delle tradizioni, delle forme, dei linguaggi e dei concetti di femminilità e mascolinità. Il nostro pianeta si muove a circa 30 chilometri al secondo, perciò dobbiamo tutti accelerare. Il “Nuovo minimalismo” non è una decisione artificiale fatta dai designer, si tratta di una tendenza, portata nel settore moda da persone che volevano andare a far festa dopo il lavoro senza cambiarsi d’abito rimanendo impeccabili. Per quanto riguarda il mio approccio, anche io non creo abiti per occasioni speciali, perciò il concetto di guardaroba semplificato mi si adatta bene. Sì al “nuovo minimalismo”.
Fashion designer o sarto?
Sono un sarto con un personale punto di vista, il che mi rende un fashion designer.
Come ti immagini la moda del futuro?
Da quello che vedo, la storia continua a ripetersi, e l’industria della moda non è un’eccezione – si muove in cerchio, adattando classici eterni ad una realtà in continua evoluzione.

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