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Intervista ad An e Filip Arickx

Un estetico e passionale universo d’arte e di paradigmi culturali

 An Vandevorst and Filip Arickx fondatori del brand di culto A.F.Vandevorst si raccontano

Portrait AFV

Se il dipartimento moda della Royal Academy of Fine Arts di Anversa è diventato uno dei più famosi al mondo, lo si deve  anche ad una coppia di stilisti che in vent’ anni ha contribuito a creare un vero e proprio stile, identificato come Antwerp style o Scuola belga. Attraverso due decadi, An Vandevorst and Filip Arickx fondatori del brand A.F. Vandevorst, sempre con forza espressiva, mescolando poesia a prosa, e con uno stile imponente e spettacolare, ma mai rocambolesco e paradossale, hanno saputo raccontare un universo estetico al di là degli schemi, emozionare, sorprendere, far riflettere su ciò che è la tradizione e come può esser valorizzata proprio non compromettendo quella che si definisce “identità”. A Parigi li incontriamo in occasione della presentazione del loro libro che celebra i vent’ anni del brand, attraverso immagini e racconti di figure celebri del panorama della moda. An e Filip ci raccontano così della loro ispirazione, di come la loro forza trovi linfa da sempre in un equilibrio unico ed esclusivo fra realismo e creatività.

 In vent’anni  avete avuto sempre un modo personale di fare  moda, reinterpretando la realtà. Da dove è iniziato tutto, cosa vi ha offerto lo spunto per iniziare?

“Dopo la laurea conseguita alla Antwerp Fashion Academy, entrambi iniziammo a lavorare per diversi brand. An collaborò con Dries Van Noten per sei anni e mezzo e Filip faceva consulenza per Dirk Bikkembergs e alcuni brand commerciali belgi, inoltre si occupava dello styling per programmi televisivi e riviste. Dopo un po’ di tempo sentimmo la necessità di raccontare le nostra storia, era il momento di esprimerci a modo nostro e nel 1997 cominciammo a progettare la collezione che venne lanciata nel marzo del 1998. La nostra vita personale ha sempre influenzato moltissimo la nostra attività. Stagione dopo stagione le esperienze vissute sono state tradotte in un guardaroba per le donne che amiamo vestire. Amiamo mixare le esigenze della vita di ogni giorno con la necessità di essere eleganti.”

 La vostra moda è quella che si può definire “dalla forte personalità”, ci raccontate come sono nati alcuni dei vostri capi iconici?

“Ognuno dei nostri pezzi iconici è stato realizzato in modo differente. Uno è il risultato di una idea immediata o rappresenta un oggetto o un’esperienza della nostra vita. Mentre un altro è il risultato di parecchi giorni o settimane di ricerca. Uno può avere inizio con un disegno, mentre un altro può avere inizio con un drappeggio realizzato direttamente sul manichino. Tutti, però, sono legati alla nostra storia ed è forse questo il motivo per cui sono percepiti come capi dalla forte personalità.”

 La vostra è una sorta di “ossessione per il design ospedaliero”, da dove nasce e in che modo influenza la vostra ricerca estetica?

Filip: da quando avevo 12 anni ho iniziato a collezionare arredamento da ospedale, è un design particolare, che mi attrae sin da allora. Amo le atmosfere dei vecchi ospedali e tutto ciò che vi gravita attorno, l’architettura, i mobili, le uniformi ecc…

An: Sono stata cresciuta da mia madre che era un’insegnante d’ arte e mi insegnava tutto riguardo ad essa e all’estro creativo. Poi un artista improvvisamente mi emozionò moltissimo: Joseph Beuys. La sua arte nasce da una esperienza mistica vissuta quando il sua aereo precipitò tra le montagne della Crimea e lui venne trovato quasi morto congelato dai locali. Lo massaggiarono col grasso, lo avvolsero nel feltro e lo salvarono. Più tardi si svegliò in un ospedale da campo in Germania, e nelle sue opere utilizza tutti gli elementi di quel luogo. Nella performance “I like America and America likes me” dopo essere stato portato in ambulanza dall’aeroporto J.F.K. fino alla sua galleria, si fa rinchiudere in una gabbia con un coyote. Da allora, e senza conoscere Filip, ho iniziato a collezionare arredamento da ospedale e oggetti con la croce rossa. Non pensiamo che questa ossessione influenzi il nostro design o le nostre collezioni in modo particolare, ma è stata cruciale per la nascita del nostro DNA e ancora determina la nostra identità.

 La moda da qualche anno sta facendo un back up sugli anni ‘80 e ‘90, voi che siete stati i creatori dello stile dell’“Antwerp school”, cosa ritenete sia stato aggiunto o cosa sia stato sottratto in questi vent’ anni, anche confrontandolo con gli inizi?

Veramente non ci siamo mai ispirati a decenni particolari o alla storia, gli anni Ottanta e Novanta non ci hanno mai influenzato, nonostante questo periodo sia stato parte della nostra vita e certamente abbia lasciato tracce su di noi. Pensiamo che l’influenza maggiore venga dai social media, dalla politica e dell’ambiente e che tali influencer lascino il segno nella moda di oggi. Più è veloce il passo, più il nostro accesso al mondo è agevole e immediato, la moda diventa meno concettuale e più legata alla vita di ogni giorno. Notiamo una grande influenza dello street e dello sport nella moda, e questa è una buona cosa, significa che siamo tutti molto attivi. All’inizio noi disegnavamo con un occhio più legato a una realtà locale, ora abbiamo una visione più globale.”

  Esaltate la grinta e il corpo femminile attraverso la grande forza espressiva dei vostri abiti, secondo voi oggi come viene interpretata la bellezza e la femminilità?

La bellezza è necessaria nella vita e per la propria autostima, senza nessuna forma di bellezza, la vita sarebbe insopportabile, anche le tribù più povere si adornano e abbelliscono ciò che le circonda. Oggi le donne osano sempre più per esprimere se stesse e questo avrà sicuramente un’ enorme influenza sulla moda: una combinazione intelligente di bellezza, consapevolezza del proprio corpo e comfort.  L’importante è non perdere mai di vista la bellezza.”

Dina De Fina

 

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