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INTIMATELY YVES

Percorso immersivo nell’universo di un genio

Yves Saint Laurent in his studio
1.Museé ® Yves Saint Laurent Paris_Luc Castel
2.Museé ® Yves Saint Laurent Paris_Luc Castel

“Vorrei che fra cent’anni le persone studiassero i miei abiti, i miei disegni”. E sembra di vederlo Yves Saint Laurent mentre esprime questo desiderio, un desi- derio che non poteva essere negato al couturier che più di tutti ha fatto della moda un’arte, anticipatore per definizione, il più sublime e rivoluzionario mai apparso sul palcoscenico della moda del XX secolo. Il 3 ottobre scorso, per il mondo della moda è diventata una data storica: sono state aperte al pubblico le porte dell’headquarter (ndr sede della maison dal 1974) in Av. Marceau consacrandolo Museo; un’onorificenza che stabilisce l’inalienabilità dei documenti in esso contenuto: 35mila opere inventariate, 7mila tessuti, 5mila silhouette, 15mila accessori, inoltre: magazines, foto di artisti, opere d’arte, polaroid, come ci spiega Aurélie Samuel direttrice del Museo. Ma ciò che rende unico questo scrigno di pura passione lo incontriamo dopo aver visitato i saloni che mostrano capi couture iconici, opere d’arte che lo hanno ispirato per una vita intera, docu-film inediti. Il percorso della visita culmina infine nello studio di Monsieur Saint Laurent, questo è il cuore del Museo. Ciò che si palesa ai nostri occhi è uno spazio intimista, più che un memoriale. Aurélie Samuel ci spiega che l’obiettivo, nel ricordo del Maestro e delle sue volontà era ricreare uno spazio tal qual era nel 2002 (ndr anno in cui la Maison YSL chiude l’attività), dove “le persone possano davvero respirare l’esprit dell’artista, l’effervescenza del lavoro, che comprendano al contempo sia la storia delle collezioni, sia lo stile Saint Laurent, il processo creativo e tutte le fonti di ispirazione che hanno costruito negli anni la reputazione di questa importante Maison”. E poi, solenne, campeggia lo specchio che ricopre un’intera parete, elemento principale del suo studio, Yves non guardava mai direttamente le sue creazioni, amava lo specchio proprio perché “creava la distanza necessaria per apprezzare un modello”. Il suo piano di lavoro in marmo ospita molti dei suoi oggetti c’è “la canne” il bastone da passeggio che Yves ereditò da Dior, gli occhiali, i colori, la toile della Sahariana, la sedia di Loulou de la Falaise che lavorava agli accessori, rotoli di tessuti, migliaia di ritratti, libri, schizzi, bijoux, bottoni, colori, matite e ai piedi della sedia dove vi è appoggiato il suo camice bianco, la ciotola del suo fedele bulldog Moujik. Un altro Museo YSL è stato aperto anche in Marocco, a Marrakesch, nello stesso mese di ottobre, dove, come raccontava Pierre Bergé: “Yves ama rifugiarsi per disegnare dalla mattina alla sera, un’oasi in cui i colori di Matisse si mescolano a quelli della natura”.

www.museeyslparis.com

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