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Paul Vasileff , una passione per l’Alta Moda

 

 

 

Paul Vasileff

Paul Vasileff è il giovane stilista del marchio Paolo Sebastian e , a soli ventisei anni, sta già dimostrando il suo talento in un mondo estremamente difficile come quello dell’haute couture.

 

 Sei un couturier molto giovane. Ti senti sotto pressione per via della tua giovane età?

“Anche se sono giovane questo è ciò che ho fatto per tutta la vita; non mi sento mai sotto pressione per via della mia età perché non importa quanti anni hai, la couture è qualcosa che ti scorre nel sangue. Realizzo abiti da sera con le mie mani da quando avevo undici anni e so cosa significa essere un sarto, creare modelli, l’arte del taglio, perché sono tutte attività che faccio da sempre e talvolta chiedo aiuto in atelier per alcuni tagli e modelli, in particolare quando la collezione è in fase di preparazione. Utilizziamo numerose tecniche legate alla tradizione che ritengo debbano essere mantenute vive. L’unico momento in cui mi sento sotto pressione è il momento in cui comincio a disegnare la nuova collezione, perché mi sento responsabile per il mio team perché più gli affari aumentano, più alto è il rischio, ma la tensione ti fa lavorare più alacremente e, talvolta, le creazioni migliori nascono proprio grazie a questo stato d’animo.”

E’ difficile essere un couturier con base in Australia?

“Grazie a internet e alla tecnologia attuale è molto facile essere connessi con tutto il mondo, e non importa dove ti trovi fisicamente. L’Australia non ha  una tradizionale capitale della moda come accade in Europa con città come Milano e Parigi e, infatti, la gente talvolta trova difficile capire  come sia possibile fare questo tipo di lavoro da qui. Con la tecnologia e i social media riusciamo comunque a stare in contatto con i nostri clienti e offriamo persino consulti e prove tramite Skype, in questo modo quasi nulla è impossibile. Ho studiato a Milano e mi piaceva viverci, ma l’Australia è la mia casa e avere vicini gli amici e la famiglia è la cosa più importante per me.”

Che cosa significa essere uno stilista di haute couture nel ventunesimo secolo?

“La couture è sempre stata una questione di qualità e artigianato; per me disegnare abiti couture è una forma mentis, sapendo che non è solo una questione di design ma del modo in cui il capo viene realizzato, è artigianalità pura da adattare a ciò che stai creando. Penso che molti identifichino la couture con gli abiti per le grandi occasioni o i capi per la passerella, ma anche una giacca sartoriale o una camicia possono essere definite come couture. Con il mondo moderno e la tecnologia bisogna riconsiderare tutto perché credo che il reale ritorno alla couture sia dovuto ad un eccesso di fast fashion; i clienti cercano abiti unici e di qualità, capiscono il valore dei tessuti pregiati e i tagli sartoriali, ma allo stesso tempo vogliono riuscire a vivere la loro vita in quegli abiti. È molto importante capire la differenza tra haute couture e couture e il mio sogno è che prima o poi il mio lavoro venga definito come haute couture. Mi rendo conto che sarà un processo molto lungo e ci vorrà molto lavoro, ma è il mio obiettivo.”

Molte celebrities hanno scelto i tuoi abiti per il red carpet: come riesci ad armonizzare le tue creazioni con le loro necessità?

“Unire il loro stile unico all’estetica è molto interessante ed è proprio questo il motivo per il quale mi piace lavorare con le celebrities e con tutte le mie clienti; mi diverto sempre a creare questi capi perché ho la possibilità di realizzare davvero qualcosa di unico e speciale.”

Abbiamo visto Coco Rocha sfilare sulla tua passerella ad Adelaide: che cosa ci puoi dire in merito alla tua collezione?

“Ero molto emozionato per il fatto che fosse Coco ad aprire la nostra sfilata, si tratta di una delle mie modelle preferite ed è stato un grande piacere lavorare con lei, è una vera professionista e ha davvero capito il mood degli abiti. La collezione Wildflowers nasce dall’idea della brezza che accarezza un prato primaverile e dall’immagine di una ragazza che lo attraversa raccogliendo fiori spontanei, volevo creare una sensazione di leggerezza e fragilità per trasportare il pubblico in un’altra dimensione. Sulla passerella è stato ricreato un campo fiorito e qualcuno fra gli invitati ha detto di aver visto, durante la sfilata, perfino una farfalla e ciò che è più importante è che siamo riusciti veramente a trasmettere l’essenza sognante e bohemienne di questa collezione, il cui punto di partenza è stato l’abito-dandelion indossato da Coco. Da questa idea si sono dipanati ciuffi di bocche di leone che si disperdono al vento, un susseguirsi di fiori sul tulle impalpabile e sul pizzo chantilly nei toni magnolia, fiore di pesco e azzurro a creare un’atmosfera bucolica. “

Hai presentato la tua collezione anche a Parigi, pensi che tornerai in Europa per presentare la tua prossima collezione?

“Sì, sono sicuro che tornerò l’anno prossimo, trovandoci dall’altra parte del mondo si tratta di un lavoro enorme da coordinare, ma Parigi è il mio sogno e tutto funziona. Se le cose continueranno così apriremo una base anche nella Ville Lumiere.”

Che cosa vedi nel tuo futuro? Come immagini il tuo brand nei prossimi anni?

“Il mio sogno è sempre stato quello di lavorare nell’haute couture e di meritare tale titolo, amo l’artigianalità, le tradizioni e la sensibilità della couture. Perciò anche se per ora si tratta solo di couture spero che un giorno il mio marchio possa chiamarsi haute couture e spero anche che venga inserito nel calendario ufficiale delle sfilate di Parigi.  Questo è il mio obiettivo e quello per cui io e il mio team lavoriamo ogni giorno, so che è un traguardo difficile da raggiungere ma credo che si debba sempre pensare in grande. Non so esattamente cosa il futuro abbia in serbo per Paolo Sebastian, ma questi nove anni sono stati meravigliosi, sono felice di avere intrapreso questo percorso, di vivere il mio sogno e sono anche curioso di vedere dove mi porterà.”

 

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